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Articoli 2004/05

 

12 novembre 2004

Re Max alla ricerca dell'Araba Fenice

Autore : Puma

Articoli 2004/05

Precampionato        (Serie D maschile)

 

  Finalmente Re Max detto il “Panscia” era libero, libero di ritornare ai verdi prati delle terre Barbare, libero di cacciare con i suoi fidi guerrieri l’animalo sacro, l’animalo setoloso, l’animalo per eccellenza: il cinghialo di foresta. Il cinghialo è la forza e chi si nutre della sua carne ne assume i benefici effetti, che sono immensi più della pozione magica del Mago Panemix tanto temuta dalle legioni romane. 

  Beh…….volete sapere cosa fece Re Max di ritorno dalla lunga prigionia? Neanche a dirlo, allestì  con i suoi guerrieri un grande e maestoso banchetto in un luogo segreto detto il “Castello” sopra le desolate colline di Lurate Caccivio. Lì i nostri eroi incontrarono le truppe della regina delle Valchirie, Lady Patty degli Orrigoni e con esse festeggiarono fino a tarda notte tra cibo, birra, canti, balli, avventure amorose e ogni ben di Odino. La festa fu tra le più grandi che l’esercito barbaro ricordi, ma il nemico era alle porte………..

  L’indomani, infatti, un cupo suono di corno risvegliò le truppe dalla notte brava…… era Mastro Billa che alzatosi di buona lena per riuscire a bere da solo l’ultimo gallone di birra rimasto, aveva visto in lontananza avvicinarsi una legione romana. Ancora ebri e indeboliti dalle performance amorose delle valchirie, l’esercito dei Mimombo correva un serio pericolo. Poco potevano fare i nostri eroi in quelle condizioni contro una ben organizzata legione come quella dei Lambrughesi che gli si stava ponendo di fronte. Lo scontro era inevitabile e l’unica cosa che si poteva fare era limitare le perdite ed aspettare momenti migliori. Re Max decise così di lasciar fuori dalla battaglia il suo più impavido guerriero, Arma, colui che ricevette direttamente dalle mani di Thor il suo famoso martello per far sì che la sua leggenda potesse proseguire in un altro uomo degno. Purtroppo però i barbari erano troppo debilitati per poter vincere, cosicché si dovettero limitare a portare a casa la pelle, rimediando diverse ferite, ma quantomeno erano ancora vivi.

  Re Max pian piano che passava il tempo capiva che l’esercito del quale disponeva non era quello che aveva lasciato. Troppi giorni erano trascorsi dall’ultima vera battaglia, gli uomini erano andati a coltivare i campi ed erano in soprappeso e come se non bastasse non avevano più tanta voglia di primeggiare combattendo per la vittoria.

  A questo punto non restava che una soluzione, andare alla ricerca di quel mitologico animale che resuscita dalle proprie ceneri più forte di prima: l’ARABA FENICE!!!! Già, con essa anche l’esercito fucsia nero sarebbe rinato, più forte di prima, più cattivo di prima, più MANNARO di prima…….ma dove si trovava l’Araba Fenice? Beh, l’animale nato dal fuoco si trovava sulle pendici di un monte impossibile da scalare per i comuni mortali, un monte di nome umiltà, alto 10000 m, un monte che solo i puri di cuore possono ambire a scalare. Coloro che non dispongono di tale virtù erano destinati alla morte perché sicuramente non sarebbero arrivati alla vetta e sarebbero morti dal freddo.

  L’impresa era ardua, ma Re Max guardando in faccia ai propri guerrieri scorse nei loro occhi un luccichio particolare, quel luccichio che aveva già visto alla vigilia delle battaglie più dure…….e fu così che decise di partire per la grande avventura, sicuro dell’esito positivo. Già nei loro occhi aveva visto l’ARABA FENICE!!!

  Partirono il 7/10/2004 convinti che tutti sarebbero tornati a casa sani e salvi.

  Sulle ali dell’entusiasmo superarono senza difficoltà la prima prova. Infatti, sulla loro strada trovarono il primo vero ostacolo: la tribù dei Ternatesi.  Questa tribù dai tempi che furono, fu sempre ostica avversaria dei guerrieri fucsia nero. Guidati con astuzia da Pucci Barbalunga, i Ternatesi volevano vendicarsi delle numerose sconfitte patite in passato. Non avevano però fatto i conti con la voglia dell’esercito fucsia nero di arrivare alla tanto agonista meta. La battaglia ebbe così veloce epilogo. Concentrati e uniti, i Mimombo piegarono le difese nemiche, immobilizzando il loro più valoroso guerriero   Badalucco dei Badalucchi ed ebbero così facile passaggio.

  

(Fine della seconda parte -continua-)

  

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