
Italia,
tarda sera, piove e fa freddo.
Un
piccolo ed anonimo paese incastrato tra urbanizzati sobborghi di una
vicina e asfissiante metropoli.
Abitanti
silenziosi, strade bagnate, aria gelida, pozzanghere ovunque.
Una
strada buia e maleasfaltata. Un viottolo dal selciato sconnesso.
In
una fredda, polverosa e claustrofobica palestra di provincia, seduto ai
bordi del campo, contro la grigia e gelida parete, un uomo volge lo
sguardo al terreno, coprendosi il viso con le mani.
Alle sue orecchie giungono i suoni immotivatamente entusiasti di una
strana compagnia festante.
Ai suoi occhi per fortuna non giungono le immagini di così iniqui
festeggiamenti.
Il suo sistema nervoso centrale è poco coinvolto da quel che da pochi
secondi sta accadendo intorno a lui.
I pochi, stanchi ed annebbiati neuroni rifiutano di volgere l'attenzione
all'interazione col mondo esterno.
Troppi traumi, troppa delusione, troppo sdegno.
I pensieri elaborano altrove i loro fini ed i loro mezzi, cercando
spiragli di aria pulita e non esausta da rammaricati entusiasmi.
Affrontando pensieri scomodi, ma sempre più convenientemente
tranquillizzanti, rispetto alla nefasta realtà che i suoi sensi hanno
dovuto inalare nei centoventi lunghissimi minuti precedenti. "Chi
sono?" "Cosa faccio?" "Cosa voglio?" "Perché
a quasi trent'anni non sono ancora sposato come vorrebbe mia madre, ma
butto via più e più serate in immondi spettacoli di insulso brasato
sportivo, invece di passarli in compagnia ben più congrua e
gratificante?"
Quando finalmente i lobi temporali si riprendono, allora e solo allora, è
possibile, per lo sfortunato spettatore di cotale vasectomica sceneggiata
mentale, rendersi pienamente conto dello scempio cui ha assistito.
Anni ed anni di impegno, passione e dedizione messi in gioco da
generazioni e generazioni di sportivi di ogni nazione e di ogni
disciplina, sono stati insultati e forse cancellati dalle virulentemente
scarse gesta di due improbabili squadre di pallavolo.
Non ci sono molti termini che possono esprimere la depressione in cui può
precipitare chi assiste ad eventi come quello consumatosi venerdì sera al
Palalido (per via dell'acqua) di Olgiate.
Non conta chi ha vinto, chi ha perso, il punteggio, l'andamento, le
premesse, la gnocca, l'arbitro, le varie e le eventuali.
La pallavolo ha toccato il fondo.
Noi abbiamo dato un enorme contributo alla sua fine.
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