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Erano
sei anni che il vostro beneamato webmaster non si recava con animus
pugnandi ad una gara disputata la domenica mattina dai baldanzosi
celenterati fucsianero.
Erano sei anni che gli artropodi di Venegono non vincevano una gara
la domenica mattina.
Per questo, spinto dal desiderio di supportare spiritualmente la
rinascita dei Mimombo Stars, ma soprattutto dalla stupidità e dal
fancazzismo, ho imboccato la lunga e fredda strada verso Ispra.
Ma il destino porco e bastardo (ma mica troppo) è in agguato,
pronto ad abbattere miti e leggende, ma soprattutto a sfatare alchemiche
scaramanzie e ad asfaltare nuovamente e con vigorosa perizia le
iperboliche gloriose speranze della banda dei Venegonesi.
La partita in se non sarebbe nemmeno così disastrosa come il
sottoscritto vi sta indicando. Ma, avendo già visto all'opera la
malaugurata banda, non ci si può esimere dallo sparare sulla croce rossa
che accorre in soccorso ai fucsia nero.
Il primo drammatico set si sviluppa (caspita, sto quasi diventando
un cronista sportivo) con una sostanziale parità fra le due squadre, fino
al 9 pari. Poi capitan Taniwha alla battuta e parziale di 4 a 0. Questo
piccolo ma efficace divario viene portato fino alla fine del set,ampliato
anche di qualche punto, grazie a qualche buona prodezza del Puma e di un
Cacciatore di Fagiani, decisamente il migliore in campo tra i Fucsia nero.
Ma sopratutto il set viene portato a compimento grazie a tre falli di
posizione degli isprioti corredati da un ampia e variegata collezione di
errori in attacco.
Ma la pietra tombale sulla prestazione dei Mimombo viene deposta
proprio nella piccola pausa tra il primo ed il secondo set.
Il secondo set, infatti, non ha storia. Dopo un paio di punti, i
fucsia nero vanno in crisi d'astinenza di mazzate, e cominciano ad
autoinfliggersi parziali da endovena di Valium. Gli errori, a parte le
prestazioni genericamente scarse dei singoli, spaziano dalla battuta, che
dal giurassico non è aggressiva, alla ricezione lunare o stroboscopica,
dall'alzata intercontinentale, alla schiacciata violentemente morbida, dal
nervosismo diffuso, alla grinta da coleottero morto.
Un po' più di vita la vede nel terzo set, ma come sempre ci si
ritrova a metà set con un passivo di 5, 6 punti, ed anche un volenteroso
recupero, con vigoroso impegno, non potrebbe avere luogo, senza una bionda
ed avvenente caduta di tensione degli avversari . Comunque niente da fare,
nei punti cruciali, a fine set, si va a sbagliare proprio in ciò che è
intrinsecamente legato al proprio ruolo, si commettono errori banali e
gratuiti, che mandano il set a "libere professioniste".
Nel terzo set, si completa il fall-down radioattivo dell'equipe
venegonese. Gli autosodomiti del prof. Viganò si coprono d'ignominia con
un altro dei set che li hanno resi famosi in tutto il varesotto quali
dispensatori di punti a destra e a manca... meglio dell'Unicef.
Bisogna, però, essere onesti. Se c'è qualcuno che finora ha
svolto completamente il suo compito, quello è il valoroso prof. Viganò.
Più di tanto, da questo materiale umano non si può cavare.
Il dubbio è sempre quello che affligge la squadra fin dalla notte
dei tempi dell'estate 1999. Ovvero, se sia la assoluta astinenza dalle
capacità tecniche (peraltro pienamente equilibrate con quelle del torneo
che si trovano a disputare) a impaurire i nostri nervosi e deconcentrati
giocatori, oppure se sia l'assoluta mancanza di grinta e decisione ad
alzare impietosamente il sipario sul Grand Guignol delle lacune tecniche
dei fucsianero. Ma siamo sempre allo stesso punto. Sempre allo stesso
interrogativo che affligge l'umanità fin dagli albori della filosofia
occidentale e che ha portato i più grandi filosofi a domandarsi senza mai
trovare risposta se sia nato prima l'uovo o il gatto che si morde la coda.
In mancanza di risposte certe e nella certezza che tali risposte
non risolverebbero in alcun modo la tragica situazione in cui siamo
precipitati, non ci resta che attendere quelle poche gare in cui avremo
possibilità, ma certo non certezza, di fare qualche punto. Di gare
scontate, purtroppo, in questa stagione ce ne saranno ancora parecchie e
saranno scontate per gli avversari che randelleranno senza indugio. A noi
non rimane che la speranza di poter lottare per la salvezza, tra le
lacrime ed il sangue che scorrevano a fiumi nella scorsa stagione.
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