Lungo le terre della sponda orientale del fiume Olona, in quel breve
tratto di colline ove le antiche e protettive Alpi si fondono con
l'ardimentosa e fertile pianura Padana, il tempo scorre placido come le
chiare, fresche e dolci acque del suo amato fiume, imperturbabilmente
scandito dal frettoloso vivere dei popoli di quei colli.
Queste popolazioni hanno conosciuto, nel corso dei secoli, la
dominazione di infiniti tiranni, hanno visto il loro suolo calpestato da
innumerevoli eserciti invasori, i loro beni trafugati da ignobili
dominatori, ma hanno anche conosciuto giorni di rivalsa, di rivoluzione e
di gloria.
V'era in quel tempo, in tali luoghi, un buon pastore dal misterioso
passato che, giunto in quella fase della propria vita mortale nella quale
un uomo si pone domande esistenziali, si ritirò in meditazione
rinunciando per giorni e giorni alle consuetudini della sua antecedente
vita. Fu proprio in quel momento che egli ricevette l'illuminazione.
L'esatta dinamica con cui si attuò questa celeste chiamata, non ci è
possibile conoscere, ma sappiamo che, da quell'istante, il buon pastore
intraprese una missione eroica che lo condusse fino all'eremo di Venegono
dove si circondò di un piccolo gruppo di discepoli dal nefasto passato e,
soprattutto, cui si preparava un terribile futuro.
Quegli omuncoli altri non erano se non ciò che rimaneva dell'invincibile
armata fucsianera, quei Mimombo Stars che nel passato avevano compiuto
eroiche imprese ma che da tempo ormai aveva visto spegnersi la vitale
fiamma che generava energia nell'antico cuore fucsianero.
Il buon pastore vide lo stato in cui erano ridotti i teneri gattini
fucsianero e decise di mettere in pratica tutti i segreti che gli erano
stati rivelati in quell'arcana visione per riportare all'antica grandezza
l'armata che fu di re Filippo di Versiglia e di re Max dei Corleti.
Furono giorni di duro e faticoso lavoro per i suoi mal addestrati
discepoli che dovevano apprendere, nel breve volgere di alcune lune, i
rudimenti del combattimento, le regole dell'onore e acquisire quella
grinta e quell'ardore che hanno contraddistinto gli eroi fucsianero nelle
antiche leggende. L'addestramento fu così duro ed estenuante che
tuttora i popoli di quei colli ricordano il buon pastore con l'affettuoso
nome "Sventrapapere" ed è proprio con quell'appellativo che i
suoi uomini lo ossequiavano.
Giunse il giorno della battaglia, sulla spianata delle moschee, uno dei
luoghi caratteristici dell'eremo venegonese, si presentò la banda dei
Saronnesi, barbari razziatori che lo scorso anno pur scorrazzando per
questi luoghi, infierendo sugli inermi e vergognosi omuncoli che vestivano
la nobile divisa fucsianero, furono scornati da altre e ben più
agguerrite tribù.
La battaglia era preannunciata da mortiferi presagi e dalle più
pessimistiche previsioni di disfatta premesse dagli storici redattori
delle cronache di quelle terre.
Nessuno credeva negli uomini di Sventrapapere, ma egli intuì l'importanza
del momento nella nemesi storica del popolo che per secoli ha visto nei
Mimombo Stars la luce lontana che guida verso un futuro migliore e che ora
ha perso ogni fiducia ed ogni speranza di assurgere alla grandezza e alla
gloria del trionfo in battaglia. Quindi il maestro radunò attorno a
se i suoi discepoli decimati dal duro addestramento e dall'avverso
destino. Nell'oscurità del tempio, il Puma, Taniwha, il Cacciatore
di fagiani, il Paggino, Terminator, i tre gemelli Pikaciù, Gringo e
Talebano Rossoni, Feto, il Visir e il Guzzo, si sedettero ai piedi del
maestro che elevandosi tra loro li esortò alla battaglia dicendo:
"Fratelli, per anni avete condotto una vita sconsiderata, votata agli
agi e alla lussuria, reprimendo nelle viscere delle vostre paure e della
vostra contorta psiche tutta la carica e l'ardimento che i nostri
antenati ci hanno trasmesso imprimendole a fuoco nei nostri eroici
cromosomi. Ma un divino giorno la vostra strada ha incrociato la
mia. Io ho ricevuto dal Santo Padre i segreti dell'esistenza e sono
colui che viene fra voi a portare la luce. Dal
buio di queste tenebre, all'improvviso una luce vi ha illuminato, una luce
talmente brillante e portentosa. E' così semplice, prendere in mano
le redini del proprio destino e essere padroni della propria sorte. Poche
lune or sono non eravate altro che carne morta pronta ad essere grigliata
sul campo di battaglia. Io sono riuscito a scoprire il segreto di
infondere la vita, ma anche di più, io, solo io sono riuscito nell'opera
di ridonare vita alla materia inanimata".
Poi si voltò verso Taniwha dicendo con tono imperativo: "Taniwha, tu
questa sera sarai il mio capitano e guiderai questi uomini verso la
leggenda".
Quindi si rivolse per l'ultima volta ai suoi discepoli e con tono solenne
disse: "Da quel fatale giorno in cui fetidi pezzi di melma
fuoriuscirono dalle oscure acque ed urlarono alle fredde stelle -Io sono
l'uomo-, il nostro più grande terrore è sempre stata la coscienza della
nostra mortalità. Ma stanotte, noi lanceremo il guanto della sfida
contro lo spaventoso volto della morte stessa. Stanotte noi
ascenderemo nella gloria dell'alto dei cieli. Sfideremo il
terremoto, comanderemo il tuono e penetreremo fino nel grembo della
impervia natura che ci circonda".
Mossi da cotale incitamento sentendo le nuove, rinate pulsazioni del
redivivo cuore fucsianero che ricominciava a battere dopo un lungo
letargo, i guerrieri fucsianero si lanciarono contro gli avversari senza
più alcuna paura.
Quando furono nei presi dell'armata saronnese, i barbari videro l'ardore
ed il furore nei loro occhi e ne ebbero paura. Taniwha e
Terminator, i più anziani guerrieri fucsianero rimasti a combattere si
rivolsero agli avversari dicendo: "Non avete alcuna speranza.
Siamo in missione per conto di Dio".
Davanti agli occhi di quei pochi fortunati spettatori che ebbero la
fortuna di assistere all'alba di questa nuova era, si mostrò un
inaspettato ed esaltante spettacolo.
Nel furore della battaglia nessuno si è risparmiato. Quella
battaglia resterà per sempre impressa nelle leggende. Non si potrà
mai dimenticare la furia e la grinta del Puma e di Terminator, la fredda
determinazione del Paggino e quella passionale del nuovo capitano Taniwha.
Chi mai potrà dimenticare l'instancabile furia devastatrice del
Cacciatore, del Talebano Rossoni e dei suoi combattivi fratelli ?
Oppure la bastarda malizia del Visir ?
Innegabile, quanto inaspettato, il trionfo concluse una battaglia che è
già leggenda.
Solo chi ha vissuto il dramma delle disfatte dello scorso anno, può
comprendere la gioia che è esplosa al termine dello scontro.
Per coloro che hanno visto in che stato erano, a settembre, gli uomini
della squadra di capitan Taniwha è immediato comprendere la grandezza
dell'opera che è stata messa in atto. Grazie alla completa
sottomissione dei discepoli ai comandamenti del maestro e, soprattutto,
all'impresa di Massimo "Sventrapapere" Viganò al cui confronto,
far resuscitare Lazzaro, non appare nient'altro che il banale gioco di un
prestigiatore.
Finalmente il cuore fucsianero ha ricominciato a battere. La
vittoria di venerdì sera contro il Saronno è stata una gioia, un scarica
di adrenalina per l'assopito spirito vitale, mortificato da anni di
carestia morale.
Per ora godiamoci il trionfo di questo 3 a 1 al favoritissimo Saronno, ma
facciamo di tutto perché l'ardente fuoco non si spenga di nuovo.
Bentornati Mimombo Stars.
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