Stagione
1995/96 |
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Il
calore sotto la pelle
L'avvento del nuovo millennio, preannunciato da presagi falsi o
malinterpretati, non ha portato con sé altro se non tragedie e misfatti
che i pelosi eredi dei Mimombo Stars hanno dovuto subire o meglio, hanno
cercato e realizzato, con loro massima ignominia.
Mi ero ripromesso di non essere mai volgare all'interno di questi
articoli, di conseguenza mi esimo dal discorrere della partita di Varese.
Meno dannoso per il sistema cardiocircolatorio è stata invece la
gara di Venegono delle sorelle Fucsianero che, nel fragoroso tripudio di
un trepidante palazzetto hanno raggiunto, sconfitto ed umiliato le
Cislaghiane che diciotto mesi orsono sfilarono loro subdolamente il titolo
di campionesse provinciali di terza divisione. Erano altri tempi, altri
obiettivi, altro tecnico, ma squadra poco diversa.
Quando il successo arride, è facile lasciarsi andare in toni
encomiastici e trionfali, ma la volontà e la grinta espressa nella
vittoria di venerdì risollevano lo spirito dai tenebrosi pensieri che i
contemporanei infausti eventi ispirano nelle nostre menti deboli e
malandate.
Le donne fucsianero della Prima divisione hanno compiuto una vera e
propria impresa, rimontando dall'1-2 al 3-2 con avversarie che fino ad ora
non avevano mai concesso agli avversari un solo punto e che venerdì sera
hanno dovuto piegare il capo e cedere le armi, fronte ad avversarie che
bruciavano internamente di volontà e furore.
Capire le ragioni del successo non è poi un esercizio così
semplice.
Forse il trionfo è stato un evento casuale, forse è stato generato da
errori arbitrali, forse ancora da una pessima prestazione delle nostre
avversarie, oppure, questo successo può essere nato come estremo omaggio
all'allenatore, che in settimana ha deciso di rassegnare le proprie
dimissioni, come ultimo tentativo di convincerlo a rimanere.
Forse, però, le piccole volpi di Venegono hanno capito come si fa
a vincere e gli odierni uomini fucsianero dovrebbero recepire da loro
l'unico significato del successo di venerdì, ovvero che la vittoria non
è una vecchia battona da strada che si accompagna a chiunque gli si
proponga, ma una pretenziosa dama da conquistare con coraggio e passione.
Quella di venerdì è stata probabilmente l'ultima trasferta dello
scrivente, l'età si è fatta ormai troppo avanzata e con traumi come
quello di Varese, il mio povero cuore potrebbe decidere all'improvviso di
smettere di pulsare.
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