Stagione
1995/96 |
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De
profundis
Le note potenti e solenni di un organo si diffondono nelle valli, mentre
una lugubre e piovosa notte di fine novembre dipinge con i cupi colori
della tristezza le case e i palazzi delle piccole città delle highland
varesotte, attendendo come una viscida serpe una inerme e docile vittima
da immolare al proprio nefasto appetito di animi dubbiosi e impauriti.
Con l'ingiustificata baldanza di chi pensa di aver già vinto la
battaglia, prima ancora di averla iniziata, la pattuglia del Sergente Nick
nei torutosi vicoli della megalopoli saronnese, conscia che nei più
reconditi anfratti si nasconde l'infido saronnese, il cui unico scopo è
massacrare il baldo fucsianero.
L'attesa della battaglia si prolunga ben oltre le previsioni e i
soldatini di Venegono hanno tutto il tempo di assumere le posizioni di
difesa. Sul campo sono già pronti il Guz, Taniwha, Danny il Muto, El
Tiburon, i Big Reds Brothers Paul e Philippe (quest'ultimo con la sua
panchina portatile, perché a lui piace stare comodo), Michy the Kid, Zio
Bob, Sorcio Marcio, il Negro, il Vampirello e, al suo esordio
nell'esercito fucsianero, sua tranquillità Sasà Lubrano, il cui motto è
"con la sola imposizione delle mani, ti spezzo femore e
clavicola". Mentre per l'ennesima volta il biondo cristante se ne
sta' appollaio in una posizione elevata, ad osservare la battaglia da cui
è stato suo malgrado escluso.
Sale la tensione e malgrado un osservatore anche attento non riesca
a vederlo, monto nell'animo dei cuccioletti di Venegono sua maestà LA
PAURA, la diabolica arpia che frigge le menti e rammollisce i muscoli.
Quando finalmente giunge la carica dei Tupamaros di Saronno, i
cervellini verdi fritti della banda armata fucsia nero sono già partiti
con il diretto delle 20:45 per la tangente. Gambe flaccide non compiono
salti, braccia flosce non colpiscono la sfera e mani sconnesse dalla CPU
non la indirizzano. Ma soprattutto, attributi rattrappiti non danno segni
di vita.
Un massacro si consuma davanti agli occhi di pochi sfortunati
spettatori.
Una disfatta come poche ne ricordiamo nella nostra storia.
Nati per essere Re, siamo ora indirizzati verso una folgorante
carriera di clochard.
Dov'è la gloria?
Certo non è nel brutalizzare il Team Volley o il Somma Lombardo.
Ci si può coprire di gloria vincendo o perdendo, ma comunque
gettando nella mischia anima e gambe. Mostrando fieri all'universo di
avere le palle di affrontare con concentrazione il nemico, con la grinta
di mostrare i denti all'avversario per trasformare anche il più temibile
cacciatore in docile preda.
Agli uomini di Nick il freddo sono mancate le palle di affrontare
l'avversario a viso aperto.
Abbiamo giocato da soli ... e da soli, ci siamo coperti di letame.
I nostri avversari hanno fatto ciò che gli competeva e nulla più. Hanno
giocato ne più ne meno come in amichevole, dove noi giocando senza
pensieri, eravamo il leone e loro il tacchino di Natale.
Vincere non è un compito per teneri cuccioletti che hanno paura
della partita di campionato, ma per gente con le palle, che non si arrende
mai, che non si piega fronte alle avversità, che non si pietrifica
davanti al nemico, che non aggira o salta gli ostacoli ma li abbatte
affrontandoli di petto.
Guardatevi allo specchio, il vostro sguardo non intimidirebbe una
pulce. Ora andate a vedere l'Under 15, c'e' una ragazzina,
"Camomilla", che potrebbe insegnarvi cosa significa prendere la
partita sul serio, incazzarsi come delle pecore e digrignare i denti
davanti a chi le si oppone.
Il leone si è addormentato.
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