C’eravamo lasciati mentre, il Walter si stava dirigendo verso la casa di
re Max vecchio re dei corleti.
Prima di poter partire però, lo scudiero di capitan Panscia dovette dare
man forte ai compagni che, stavano difendendo per l’ennesima volta le
mura amiche del palamimombo.
La battaglia, si è rivelata più dura del previsto, con i forti
combattenti di rovellasca che hanno cercato in tutti i modi di
saccheggiare il palamimombo, ma lo spirito del mimombo ha dato quel
qualcosa in più hai venegonesi. Ciò gli ha permesso, di far sì
che, le mura del palamimombo rimanessero ancora inviolate, anche se,
l’esercito di re Ezio, deve ricominciare al più presto le manovre per
ritornare a quella maestria che aveva dimostrato qualche mese fa.
Finita la battaglia polemica Walter, subito si mise in marcia per
raggiungere la sacra reggia di Max re delle genti dei corleti.
Il pessimista dopo un lungo viaggio arrivò finalmente al cospetto del
vecchio re Max, fu introdotto nella sala da pranzo del re Re e, con grande
stupore vide intorno alla tavola schierati tutti i vecchi guerrieri del
mimombo: Filippo, capo delle genti dei Versilia, Cantarelli il Largo,
Carlone il Lungo e Cesare, so' bello solo io Broggi.
Questi lo fecero sedere e, dopo aver spolpato con grande accuratezza la
carcassa dell’animale sacro ai mimombo, ne presero le ossa, le portarono
al cospetto del vecchio re, questi dopo averle fatte ricadere sul tavolo
cominciò a leggerle.
Pessimismo tornò al cospetto di capitan Panscia con in mano la pergamena
della profezia.
Il nostro capitano radunò noi mimombo, ci fece sedere e cominciò a
leggerla.
La profezia era redatta in una lingua antica, e recitava: ” il prim
cumbatent a duaria esser nat in genari il stes giurn dun alter”.
Subito Valerio spiegò che era nato il nove di gennaio e che quindi era
lui uno degli eletti.
Dalle retrovie una voce si alzò e disse: ” eccme so pasquale, guerriero
campano, corso in vostro aiuto, dopo aver avuto l’apparizione della
madonna delle sette rose, che mi indicava la strada, anche io sono nato il
nove di gennaio”.
I primi due combattenti erano trovati e la profezia si dimostrava esatta.
Capitan Panscia continuò nella lettura: ” il terzo ed il quarto
guerriero devono sembrare fratelli, anche se non lo sono, il quinto ed il
sesto lo devono essere”.
Dalla compagine schierata dei mimombo uscirono due uomini alti ed un po’
ciondolanti, erano i forti gemelli Rossoni, guerrieri mozzatesi, famosi
per le smisurate doti fisiche che, ormai da anni risiedono al palamimombo,
avendo trovato nelle verdi colline venegonesi, il loro abitat naturale.
Gli altri due guerrieri che dovevano sembrare fratelli senza esserlo non
si trovavano.
Noi mimombo incominciammo a guardarci ed ecco, come d’incanto, venire
avanti il Puma che teneva sotto braccio un suo clone, era Giussy un
guerriero delle sperdute lande del varesotto, approdato sulle colline
venegonesi portato da capitan Panscia.
La profezia continuava in una lingua sempre più sconosciuta e consigliava
il nostro condottiero su come dovevano essere schierata le truppe, parlava
di come utilizzare Terlo il forte e Ricky il mornaghese, dopo essere stati
risanati nello spirito, avendo loro vissuto, troppi anni sotto l’impero
oscuro.
All’ultimo
capoverso, capitan Panscia, si fece scuro in volto. Ricominciò a leggere
la profezia, a voce alta, in una lingua quasi comprensibile a tutti.
La profezia così recitava: ”Esta profetia avverasi può se mimombo
pugnandi coraggiosi saranno, se il mimombo popolo li appoggerà e se
pluribus unum resteranno come ora sono…..”
Dopo queste parole tutti si ritirarono nelle loro tende, prima di dormire
meditarono sul significato confuso di quella profezia. Ancora intimoriti
dall’orrendo e pericoloso esercito degli orchi d’Inveruno ma, un po’
più consapevoli della loro inaspettata forza.
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