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Agli
albori della civiltà occidentale, v'era nelle nostre terre un piccolo
regno nel quale si compivano le gesta di leggendari combattenti.
I loro volti, come i loro nomi, si perdono nell'oblio della notte
dei tempi ma, le loro imprese manterranno vivo il loro ricordo anche nei
tempi a venire. E allora non si potranno dimenticare re Filippo II
Il Lupo, Higlander Cantarelli, il cosacco Catania e neppure il Pota,
l'uomo delle valli, colui che riusciva a comunicare indifferentemente con
uomini, bestie e simili.
La nostra storia comincia all'albeggiare di un caldo giorno della
scorsa estate quando, don Ezio Filigaur ed il suo prode seguace Pane, il
cui cuore non era ancora minacciato da gabibbi e capiufficio, incontrarono
sulla strada di Lonate il buon Pota.
Quest'ometto, ormai vecchio, logoro e provato dagli stenti della
vita agreste si dilettava in una causa senza speranza, l'addestramento di
uno sparuto e spaurito nugolo di amazzoncelle che solo un generoso e assai
benevolo fato ha promosso di categoria.
Il Pota camminava barcollando a piedi nudi dicendo:"Stavo
inseguendo il coniglio zoppo, quando... ho visto la luce".
Viste le condizioni assai instabili del viandante, il buon don Ezio
lo invitò a venire a farsi ritemprare nel castello di Venegono.
Dopo alcuni giorni, quando l'ometto si fu ripreso, tutti si
accorsero della levatura del personaggio, che ormai si riteneva perduto
tra le leggende delle nostre terre.
Riconosciutolo, gli venne proposto di rimanere al castello e di
addestrare, forte della sua ventennale esperienza, le Mimombo Supergirls,
le amazzoni di Venegono.
Il moro valligiano prese allora questa argillosa massa informe vi
sputò sopra e modellò una squadra a sua immagine e somiglianza.
Ma il risultato gli somigliava troppo quindi, schifato, distrusse
tutto e ricominciò da capo.
Poi dopo molti infruttuosi tentativi ottenne un risultato che lo
compiacque e soddisfatto, o meglio sfinito, si riposò.
La sfida era ormai lanciata, le battaglie si susseguirono fin da
settembre a ritmo incalzante, dal lago alla pianura, dal Manzanarre al
Reno, le donne fucsianero collezionarono successi a ripetizione giungendo
persino, nel freddo inverno, alla leadership.
Ma l'avverso destino era, come sempre, in agguato e con diaboliche
ed improvvise frecciate malevoli affossò i sogni di dominio delle balde
giovincelle venegonesi.
Si giunse così all'atto finale : nell'ultima giornata si
affrontavano le infide Agoriniche donne di Lonate, che tanti lutti
addussero ai Mimombo. Per le Pota's Girls lo scontro era molto
più importante perché la vittoria significava promozione in prima
divisione.
26 Maggio 2000 - ore 21:00
Le nubi che per tutto il giorno avevano indugiato sulle valli,
ammorbando con una velenosa cappa di caldo gli animi già bollenti delle
guerriere, piangevano silenti alcune sparute gocce di pioggia, senza
mascherare la tensione che incatenava anche le più alte sfere celesti.
Molte le persone che si accalcano, sulle pendici del colle
prospiciente il campo di battaglia, per assistere all'evento.
Tra di essi si può individuare la più ricca nobiltà delle due
città, gli anziani avi delle guerriere, lo smadonnato Pane giunto ad
adorare l'immagine del rovinafamiglie che gli polverizzò il cuore in una
fredda vigilia di Natale, El Puma ormai senza stampelle e il Carlone
pronto ad essere squartato da un improbabile medico. E tra la
folla, giunge il Gabibbo. Qualche lonatese, avendo paura che le
balde fucsianero infierissero sulle loro protette, che corrisponde a
sparare sulla Croce Rossa, aveva chiamato S.O.S. Gabibbo.
E quindi, ecco che il panzoruto rosso pupazzo si presenta tra la
gente con il suo anomalo accento belga.
La battaglia ha inizio e le donne della capitana Dany Sette
Coltelli nascondono astutamente le loro vere intenzioni, lasciando che le
streghette avversarie ed il parterre lonatese pregustasse il successo.
Così le fucsia nero regalano alle bimbe dell'Agorà il primo scontro,
simulando anche un certo affanno ed una strana apatia.
Ma le donne di Venegono sono da sempre infide e riservano alle
avversarie un amaro risveglio.
Prima vittima è la povera e fragile Carnelli cui una Supergirls
spezza una gamba, mentre don Ezio Filigaur incita le sue protette ad
infierire sull'avversaria a terra.
Pochi istanti dopo, l'amaro destino della Bonetti e delle sue
sorelle appare ormai segnato e, mentre la libera Francy ipotizza il
gioco a 7 come schema del futuro, la geniale Rossa con una terribile
mazzata riduce di una taglia l'air bag della fedifraga mollatrice di Pane.
Infine sale in cattedra Sonia il Martello di Odino che abbatte le
ultime speranze della malevola Broggi e delle sue alleate, massacrando e
umiliando le lonatesi oltre ogni ragionevole previsione. Sonia
smette di infierire sulle avversarie solo quando ormai il campo di
battaglia è intriso del loro sangue e ormai non c'è più nulla da fare.
Le donne dell'Agorà vengono seppellite sul posto.
In città iniziano i festeggiamenti per la promozione, giunta dopo
una lunga e difficile stagione di battaglie.
Ma la mente del divino Pota vaga già verso altri lidi, sognando
nuovi strepitosi traguardi, sul luminoso sentiero che conduce alla gloria.
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