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Articoli 1999/00

 

7 aprile 2000

Gli occhi della tigre
Autore : DJ

Articoli 1999/00

Mimombo Stars - Luino    3 - 2

 

   La primavera aveva aperto le sue ali sulle contrade padane, inondando di gaudiosa brezza vitale le creature che dimorano nelle accoglienti pianure situate all'ombra delle alpi.
  Ma la dolce e feconda stagione degli amori era ancora debole e per il momento non in grado di scacciare il gelo dell'anima che attanaglia cuore e spirito dei giusti.
  Il Sole di primavera emanava i suoi raggi che andavano a cadere su una terra oppressa da un crudele invasore.
  In un vicolo del villaggio di Venegono, città occupata dalle truppe imperiali, una banda di ribelli  completa i preparativi per l'assalto al nemico.  Il gruppo è molto rimaneggiato, ma tra di essi, l'occhio esperto poteva facilmente riconoscere El Tiburon, fra Walter da Tradate, l'alabardiere Guzzo, il poderoso Taniwha, il protospatario Axel, il brizzolato Obi Wan, il triste cavaliere del Pane, il Vanpirello padano, il mastro Arboreo,il Paggio apprendista e, al loro comando, re Max dei Corseti, il cui trono è stato usurpato dai buchi aguzzini imperiali.
  Il castello di Vanegono, che vide il regno di una lunga e gloriosa dinastia di Mimombo, è ora occupato dai seguaci delle forze del male.  Questa volta le truppe vengono dalla città di Luino, assediata, violata e saccheggiata tempo addietro dai valorosi combattenti fucsianero.
  Al momento concordato,da dietro le barricate costruite per le strade, con un semplice gesto, il mastro d'armi Obi Wan Gelasio lanciò i guerrieri all'attacco dell'esercito invasore, schierato in forze ridotte sulla collina di Venegono. L'azione, che già appariva  disperata, è resa ancora più improba dall'angoscia esistenziale che pervade le menti dei mimombo, oscurandone il coraggio e lasciando via libera al freddo serpente della paura.
  Affrontando la tenzone con quest'animo incerto, la sconfitta diviene ineluttabile, ma nessuno poteva prevedere le drammatiche perdite subite nell'assalto.   Così i laceri armigeri ripiegarono dietro le barricate, ora assaltate dalle truppe Luinesi in cerca della vittoria che massacrasse le ultime speranze dei fucsianero.
  Lo sconforto dilagava nella truppa, tanto che fra Walter, nel pieno della disperazione, si rivolgeva ai compagni dicendo:"Amici, questa è la fine di tutto. I nostri grandi sogni stanno per spegnersi come candele nel tornado."  Poi mentre queste escatologiche affermazioni galleggiavano ancora nell'aria, arretrava dalla barricata dove gli assalitori stavano per aprire un varco.
  Negli occhi di re Max si riaccese l'antica luce dei tempi passati, quando giovinetto combatteva al fianco di leggendari guerrieri, e non potendo più sopportare che il suo regno patisse l'oppressione imperiale si rivolse ai suoi fidi soldati esortandoli." Ancora una volta alla breccia, amici miei, ancora una volta! oppure chiudete l'apertura del muro coi cadaveri dei nostri caduti.   
  In tempo di pace nulla si adatta maglio all'uomo se non un contegno umile e rispettoso.   Ma quando il vento della guerra comincia a spirare e risuona  nell'orecchio lo squillo della battaglia, allora imitate il contegno della tigre: irrigidite i muscoli, chiamate a raccolta tutto il vostro coraggio, nascondete la bonarietà sotto le sembianze di un truce furore; date all'occhio l'aspetto terribile della tigre assassina, fate che scruti attraverso alle feritoie dell'elmo come un cannone di bronzo, e la fronte lo domini così paurosamente come una roccia frastagliata sporge e sopravanza alla base logora divorata dal selvaggio oceano devastatore.  Ora serrate i denti, aprite bene le narici, trattenete il respiro e tendete il coraggio sin dove può giungere. Avanti, avanti, nobilissimi Mimombo, il cui sangue deriva da padri provati nella guerra, padri che come Alessandro il Macedone combatterono in questi luoghi dalla mattina alla sera e ringuainarono le spade solo per mancanza di avversari.  Non disonorate le vostre madri e dimostrate che coloro che chiamate padri vi hanno veramente generati. Siate esempio a uomini di sangue più grossolano e insegnate loro come si fa la guerra. E voi, buoni fanti, le cui membra furono procreate nelle mie terre, qui mostrate come foste nutriti. Possiamo giurare che senza dubbio alcuno siete degni della razza a cui appartenete, poiché non c'è nessuno di voi tanto basso e vile che non abbia un generoso lampo negli occhi. Vedo che state come levrieri che tirano il guinzaglio, pronti a lanciarsi. La partita è incominciata la piana di Armageddon ci aspetta.  Seguite l'impulso del vostro coraggio. Gettatevi nella mischia gridando: - Per re Max, per la gnocca e per la splendente stella dei Mimombo Stars" .
  Mossi da cotal incitamento i nobili guerrieri alzarono le spade al cielo giurando che non le avrebbero rinfoderate finche non fossero state lorde del sangue nemico.
  Senza indugiare si gettarono sui Luinesi, aiutati da un fantomatico tredicesimo cavaliere, il cui nome è Erik il Peloso, un valido combattente dalla pelle gialla, giunto dalle desolate pianure del Golan per sostenere la rivolta di re Max.   I Luinici videro il nemico abbattersi su di loro e furono terrorizzati dall'urlo di battaglia "Oh, Bonettina", che i venegonesi gridavano a squarciagola.
  La battaglia fu lunga e terribile.  Si combatté fino a tarda notte e quando i guerrieri fucsianero non potevano usare le spade, combattevano secondo le loro abilità, El Tiburon con le mani, Vampirello con i denti, Pane con le corna, Axel sparando stupidate tremende e così via ognuno dando quanto in quel momento poteva dare.
  Poi, questa battaglia, come ogni battaglia, ebbe fine.
  L'alba del nuovo giorno illuminò una terra di nuovo libera dall'oppressione delle forze delle tenebre.
  Dalla collina prospiciente il castello scesero tre cavalieri, uno di questi era Carlone il lungo che, impossibilitato a combattere per le numerose ferite riportate in passato, era giunto per riconsegnare a re Max la corona perduta e per celebrare la vittoria. 
  Riconquistato il castello, i rinvigoriti armigeri possono ora tracciare un nuovo percorso che li conduca seppur lentamente verso i traguardi agognati. Ma come diceva Confucio, anche il più lungo cammino comincia con un piccolo passo.

 

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