|
Sono
giorni oscuri per le terre del nord.
Le nostre lande vivono un era di contrasti e di lotte in cui il
futuro, in continua ed inarrestabile evoluzione , non appare più come una
lunga e tortuosa strada piena delle curve e degli ostacoli che la vita
propone, ma come una stretta ed infida carrettiera di montagna, immersa
nella nebbia dell'oscurantismo.
Ciò che si temeva, si è inevitabilmente verificato.
Il malvagio Imperatore, dopo aver assediato e conquistato molti
castelli, regni e ducati della Padania, ha posto il suo presidio nella
piazzaforte di Biandronno, conquistata dopo una sanguinosa battaglia.
Tale città è ubicata in un sito strategicamente importante in
quanto studiato affinché possa divenire la testa di ponte per l'invasione
delle nostre terre.
Mentre questo perfido IV Reich espande i suoi territori espugnando
uno dopo l'altro tutte le fortezze incontrate sul suo cammino, i nobili ed
ogni uomo libero delle terre varesotte giura fedeltà alla causa della
lotta all'invasore e, nella località di Varese, nasce la Lega Lombarda II.
Ma l'armata imperiale dopo aver sbaragliato anche questa forza
d'opposizione, si ritrova con la strada spianata per procedere
all'invasione delle nostre terre, sotto la guida di un giovane ufficiale,
lo Sturmbannfürer Giovanni.
Solo una speranza rimane quindi al mondo per contrastare la
dilagante follia che l'impero diffonde nei suoi domini. Questa
inalienabile risorsa, questo ultimo baluardo contro le forze del male, non
è rappresentato da null'altro se non dalla splendente stella dei Mimombo
Stars.
Spinti da un innato senso di giustizia e libertà, le armate fucsia
nero, con alla testa la saggia e volenterosa guida di re Max, si avviano
verso la Biandronn Hill, dove il Reich ha collocato il grosso del suo
esercito.
Gli armigeri di Venegono sono ormai solo l'ombra di ciò che
furono. Da quando un fato malevolo si è accanito su di loro
eliminando in rapida successione molti baldi e valorosi cavalieri, ma
soprattutto, da quando il sogno di unificare il regno sotto la sacra
corona della stirpe Mimombo è naufragato , l'animo dei guerrieri è
precipitato negli abissi della rassegnazione, relegando nell'oblio la
consapevolezza della divina missione cui sono chiamati.
Malgrado la dovizia con cui mastro Obi Wan Gelasio li ha preparato
alla tenzone, l'animo derelitto dei membri della nobile brigata prelude ad
infausti destini.
Mentre procedevano lungo la via che conduce alla piazzaforte
nemica, prima ancora che fossero in vista dei lunghi paletti elettrici che
indicano il presidio imperiale, l'allarme risuonò tra le fila dei
cavalieri fucsia nero :" Un imboscata".
Colti alla sprovvista, i nobili guerrieri furono costretti a
ripiegare sulle colline sovrastanti la piazzaforte.
Il momento era grave. Lo scoramento pervadeva gli animi, le
ferite dolevano nella mente ancor più che nel fisico dei guerrieri
e la paura si diffondeva melliflua, come una sottilissima nebbia, anche
tra i soldati più valorosi.
Cogliendo la gravità della situazione, re Max chiamò a se gli
tutti i suoi uomini e rivolse lo sguardo al cielo dicendo : "O Dio
delle battaglie, tempera d'acciaio il cuore dei miei soldati. Non
lasciarli invadere dalla paura. Togli loro la facoltà di contare,
se il numero dei nemici deve scoraggiarli. Non oggi, o
signore, non ti ricordare delle nostre vittime di tante battaglie.
Ho fatto seppellire i loro cadaveri e su di essi abbiamo pianto più
lacrime di quante gocce di sangue la violenza ne fece sgorgare."
Poi rivolgendosi ai suoi uomini :" A cavallo valorosi
cavalieri, osservate quella misera schiera di schiavi asserviti
all'impero. Sono molti, troppi per noi, non abbiamo in noi
sufficiente sangue per macchiare le spade di tutti loro. Ma la
lotta contro le forze del male è una missione, non una competizione e non
c'è posto alcuno per chi arriva secondo. Per ciò miei fidi
trasformate il vostro sguardo in quello della tigre, fate gridare ai
vostri antenati, che ci guardano dall'alto dei cieli, che siete degni
della vostra stirpe come mai io dubitai."
Senza attendere il comando dei loro generali, i guerrieri si
lanciarono verso il nemico pronti a lasciare le ossa sul campo di
battaglia.
L'impeto ed il desiderio di libertà dei nobili delle insegne
fucsia nero non fu sufficiente a cancellare la superiorità dell'esercito
invasore che sconfisse non senza fatica l'armata venegonese. Ma non
fu una disfatta e molti superstiti riuscirono a far perdere le loro tracce
nelle tenebre della notte.
In una tetra, squallida e polverosa locanda posta in un vicolo di
un piccolo villaggio assoggettato all'impero, uno sparuto gruppo di uomini
e donne, raccolto attorno ad un tavolo, trama nell'ombra.
Portano lunghi cappucci che nascondono i loro volti e
discutono sommessamente della battaglia appena conclusa.
Poi uno di loro si erge in mezzo agli altri, si scopre il volto.
E' re Max e i personaggi seduti attorno a lui sono i superstiti
della sua armata.
Il re, ora privo della corona, si rivolge a tutti loro dicendo :
"Noi non ci arrenderemo, noi non ce ne andremo nel silenzio.
Questo momento verrà ricordato dai posteri come quello in cui dal
profondo di questa terribile notte, noi abbiamo gridato al mondo il nostro
diritto a vivere e a lottare per la libertà.
Un giorno valicheremo le montagne, attraverseremo le valli e
supereremo le colline con un nuovo esercito. Giungeremo fino
all'imperatore per gridargli in faccia tutto il nostro disprezzo.
Verrà il giorno della nostra rivalsa. Nessuna notte è tanto
lunga da non permettere al Sole di risorgere… noi risorgeremo."
|