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Il gelido vento dell'est aveva da giorni cominciato a spirare sulle
desolate lande di Venegono.
Un senso di ansia e disperazione si insinuava negli animi dei
guerrieri provocando in loro più danni di un colpo d'ascia alla testa.
Malauguranti profeti e sibille avevano già previsto la disfatta ed
in cuor loro non avevano nemmeno un briciolo di speranza.
Quante energie, quante speranze vengono vanificate da un solo
attimo di smarrimento, quante volte rileggeremo il copione di questa
dolorosa tragedia dell'esistenza.
In questi momenti di logora lucidità che emergono estemporanei
dagli oceani della tristezza nella quale si racchiude l'affranta
consapevolezza del nostro declino, si staglia in tutta la sua tenebrosa
evidenza il senso di impotenza di fronte all'inoppugnabile nemesi scolpita
nel nostro destino.
Sui colli di casa, al calar della sera, inizia a errare di bocca in
bocca il sinistro presagio. Il buon pastore manca perché impegnato
ad imparare l'arte del taglio e cucito, il buon Kaiser partito per il
Vietnam a seguito della chiamata dello zio Sam ed il re Max imprigionato
da dubbi esistenziali, sono solo alcuni dei segni ancestrali che precedono
il verificarsi dell'infausto evento.
Scrutando nei cuori dei veterani pronti al massacro, si poteva
leggere il secolare dubbio " Combattere o non combattere, questo è
il mio assillo, se sia più nobile tollerar le percosse e gli strali d'una
sorte funesta, oppure impugnar l'arme e combattere il perfido destino ed
averne definitivamente ragione. Soccombere, riposare e poi più
nulla. E con la dipartita dar termine agli affanni dell'animo e
all'altre infinite miserie che sono l'eredità dell'esistenza. O quale
fine da desiderare con gioia."
In mezzo allo sconforto di un intero villaggio, matura
l'ineluttabile esito di una battaglia, che nemmeno la storia potrà
ricordare come tale.
Nelle amare lacrime del guerriero cui sono state strappate in un istante
tutte le speranze per un futuro migliore, si ritrae il dolore che
avvinghia le nostre anime.
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