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Plumbee e misteriose nubi si addensavano nei cieli di Dicembre, presaghe
dei nefasti accadimenti e delle turpi sventure che si annidano nel futuro
degli uomini.
Correndo come il vento, giunse al castello di Venegono un
messaggero a cavallo. Le notizie da lui riportate indicavano
l'approssimarsi alle mura di un facinoroso manipolo di banditi Mornaghini.
Le notizie non erano di per sé allarmanti, ma l'assenza del re, sua maestà
Max I dei Corleti, e del suo primo cavaliere Carlone il Lungo gravemente
ferito nelle ultime battaglie, inducevano presagi di capitolazione
nell'acuta mente del mastro d'arma Obi-Wan Gelasio. Sentendo il bisogno di
rinforzi, il baffuto avventuriero, affida a quattro coraggiosi un arduo
compito, quello di recarsi dal Santo Padre a chiedere un aiuto concreto
per l'imminente assedio.
I quattro pellegrini intrapresero così la lunga strada che conduce
alla capitale, portando con loro la speranza di un futuro migliore. A capo
della spedizione il Kaiser Bruno III di Varese accompagnato dal terribile
El Tiburon delle prealpi, dalla duchessa Marianna dei Tabani e dal
mercurico Alexander dei Lombardi.
Giunti nella città di Roma sul finire del secolo, i quattro
raminghi varesotti vennero ricevuti da sua altitudine il Papa che chiese
però che venisse comprovata la loro dedizione alla causa. Per questo il
nero Alexander iniziò decise di impressionare sua perennità il Papa,
percorrendo il percorso Roma-Napoli-Roma di corsa e senza mai fermarsi.
Giunto esausto al termine della sua prova, il peloso Mercurio di Varese
venne accolto a braccia aperte da sua santità che lo nominò
Protospatario della Sante Terre Sconosciute. Inoltre, il Santo Padre, donò
ai quattro viandanti una reliquia, il sacro fegato del Beato Moreno di
Padania, caduto in battaglia respingendo gli Ottomani.
Tornati in patria dopo un lungo e sofferto viaggio pieno di
stenti e tormenti, il capo spedizione, affidò la sacra reliquia nelle
mani dello stregone Taniwha il Vaccaro.
In un cimitero abbandonato si svolse il terribile rito mediante il
quale si mirava a riportare in vita il prode cavaliere che in tempi remoti
difese con ardore le mura del Maniero di re Max. E così, mentre gli
stregoni Taniwha e Krusty si adoperavano in una danza propiziatoria di
origine maori, il cielo si squarciò, le nubi si diradarono e, dal
profondo delle tenebre, un raggio di luce balenò a colpire il sarcofago
contenente la sacra reliquia. In una esplosione di luci e di fulmini,
comparve il rinato cavaliere Moreno della Padania Occidentale.
L'assedio era, nel frattempo, già iniziato ma, la scarsa consistenza dei
banditi, non aveva consentito loro di apportare danno alcuno alla fortezza
venegonese.
Giunti i tanto attesi rinforzi, il buon Gelasio lanciò i suoi
armigeri nella battaglia. Tra i combattenti si faceva notare per violenza
il lanciere Guz ,che sostituiva in battaglia il combattente del Pane, ed
il monaco guerriero Arboreo.
Ma, quando il successo sembrava ormai sorridere ai baldi armigeri
fucsianero, il samurai Walter veniva trafitto da un diabolico sortilegio
e, ferito, si accasciava al suolo stremato e dolorante. Per salvarlo,
Pane, il tristo cavaliere dal cuore infranto, si lanciò nella mischia, a
cavallo del suo fido destriero Gaetano, recuperando il corpo esanime dello
sventurato compagno. Seppure il fato congiurasse contro il Moro guerriero,
la battaglia fu vinta ed il caldo Sole delle alpi tornò a risplendere sul
futuro dei valorosi giovincelli fucsianero.
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